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Mimì
Iannelli
Morcone 6.2.1923 - Morcone 2010
Caporal Maggiore della Divisione Sforzesca
54° Battaglione Umbria, II Reggimento di Marcia
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foglio matricolare |
3 gennaio 1942 Soldato
volontario, con la ferma di anni due nel Deposito 8° Fanteria a
senso della cire n 728 z.n 1941
6 gennaio 1942 Tale nel
8° Reggimento Fanteria
3 marzo 1942 Fante
scelto in detto (O. F. n 9 dell’11-3-1942)
3 aprile 1942 Caporale
in detto (O. F. 101 del 27-5-1942)
3 giugno 1942 Caporale
Maggiore in detto (O. F.138 dell’ 1-8-1942)
13 giugno 1942 Inviato in
licenza straordinaria per esami di giorni 15+6 (O. F. 110 del
19-6-1942)
4 luglio 1942 Rientrato dalla suddetta licenza
30 agosto 1942 Inviato in
licenza straordinaria per esami di giorni 11+6 (O. F. 155 del
2-9-1942)
16 settembre 1942 Rientrato
dalla suddetta licenza
1 luglio 1942 Tale
presso il 54° Batt. Compl. Mobilitato
21 settembre 1942 Partito per
la Russia col 54° Batg. Compl. 2° Reggimento di Marcia facente
parte dell’arma
22 settembre 1942 Tale in
territorio dichiarato in stato di guerra
29 novembre 1942 Trasferito al
54° fanteria mobilitato
26 gennaio 1943 Disperso in
combattimento sul fronte Russo località Mocrgio Don
25 aprile 1943 Rilasciato dichiarazione d’irreperibilità dal Comando Deposito
54° Fanteria
25 aprile 1943 Tale nel
Distretto Militare di Benevento
30 luglio 1943 Ha
concorso alla leva classe 1925
20 dicembre 1942 Annullata la
dichiarazione di irreperibilità perché prigioniero di guerra
19 novembre 1945 Liberato
dalla prigionia e presentatosi al distretto Militare di
Benevento
13 novembre 1945 Inviato in
licenza straordinaria di giorni 60 con assegni
30 novembre 1945 Interrotto la
licenza e ricoverato all’Ospedale Militare di Maddaloni
30 novembre 1945 Dimesso ed
inviato in licenza convalescenza di giorni 90
3 marzo 1946 Non
rientrato dalla licenza perché ammalato in Patria
27 marzo 1946 Tale
presentatosi a visita medica di controllo all’Ospedale Militare
di Maddaloni
27 marzo 1946 Tale
dimesso ed inviato in licenza convalescenza di giorni 30
3 maggio 1946 Tale
presentatosi a visita medica di controllo all’Ospedale Militare
di Maddaloni
3 maggio 1946 Tale
dimesso ed inviato in licenza speciale in attesa del trattamento
4 luglio 1946 Collocato in congedo illimitato ai sensi della cir. 40001/26 del
4-7-1946
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intervista del 3 gennaio
2008 |
● Quali furono i motivi che ti spinsero ad andare in Russia?
Andai volontario con nomina sergente. Avendo la posta militare 69, solo dopo
un anno potevo andare in zona di guerra. Prima arrivammo in Polonia e da li
poi capimmo che eravamo diretti in Russia.
● Te laspettavi così la Russia?
Si
● Oltre ai russi, un nemico altrettanto ostile era il freddo, come
eravate equipaggiati?
Non molto bene, ne per le armi che si inceppavano con il freddo, e nemmeno
come vestiario.
● Le notti erano difficili, come vi organizzavate per dormire?
Si faceva la posta nei camminamenti che portavano alle postazioni, a pochi m
dal fiume Don con una mitragliera sempre calda per non farla inceppare.
Quelle volte che ho sparato, ho utilizzato il fucile mitragliatore sparando
dalla riva del Don.
● Come è avvenuto l'accerchiamento?
Nella Valle del Don, come se dei carri armati spingessero da Campobasso,
Morcone e Benevento, sino ad unirsi. Quasi tutta l'armata italiana è stata
presa. Su 120000 soldati, 100000 sono caduti o dispersi e solo 20000 sono
rientrati.
● I giorni della ritirata, quali erano le preoccupazioni che ti passarono
per la mente?
Gli apparecchi che mitragliavano e un posto da trovare come un capanno per
dormire.
● Le bombe a mano erano di estrema importanza, perchè le si utilizzava
contro i carri armati buttandole all'interno delle torrette, ti è mai
capitato di utilizzarle?
No, durante la ritirata buttammo tutto il peso per poter stare il più
leggero possibile, pure le bombe. Quelli dei villaggi che ci avevano dato da
mangiare e da dormire ci buttarono fuori perchè avevano paura dei soldati
russi.
● Ti ricordi qualche episodio particolare dove ha trovato la morte
qualche tua amico?
Mentre stavamo vicino un ruscello, si senti un grido "è morto è
morto". Si trattava del Comandante del mio Battaglione, il Maggiore Massa
che era abbruzzese.
● Quale era il tuo aspetto durante la ritirata?
La paura che ci avrebbero ammazzato e non poter tornare più a
casa, mi fece buttare oltre alle armi anche il pastrano.
● Appena ti hanno fatto prigioniero dove ti hanno portato?
Ci hanno fatto camminare per 15 giorni sino ad arrivare in un
villaggio tra Kiusmo e Gliuvinizza a 50 km da Moska.
C'era un ospedale (ospedale 3) in una scuola e ci hanno riuniti in questo
grande edificio. Eravamo diverse camerate ma per il tifo pidocchiale anche
se eravamo apparentemente puliti, molti sono morti e per stare più caldi ci
hanno riunito in una unica camerata.
● Durante la prigionia hai potuto conoscere bene qualche soldato tedesco,
ungherese o romeno?
I tedeschi lavoravano con me in una falegnameria e proprio un
tedesco era il comandante della segheria. Facevamo porte, finestre, slitte e
pale.
● Quale era la giornata tipo al campo di prigionia?
Ci si alzava la mattina presto e si lavorava sino a quando
veniva buio. La mattina ci davano il ciei (te) e a pranzo ci davano il pane
di segale. C'erano 3 categoria: per chi non lavorava perchè ferito ammalato,
era mezzo Kg, 750 g per i lavoratori normali e 1 kg per chi lavorava nel
bosco. Io avevo 750 g di questo pane che era buono solo un giorno. Il giorno
dopo ammuffiva.
C'era un bagno comunale per il villaggio dove ci andavamo anche noi.
● Arrivava la corrispondenza dall'Italia?
No, per 3 anni nessuna notizia. Scrissi una volta e arrivò a casa mia dopo 3
anni, praticamente quando tornai.
●
Quali notizie sapevate
sugli avvenimenti bellici?
Qualche giornale a volte. Scoprimmo delle notizie sull'attacco a
Vinchiaturo e notizie su Napoli. Le notizie che ci davano sullo stato della
guerra erano tutte fesserie. Ci dicevano "presto presto a casa" e invece
dopo 3 anni. Eravamo convinti che non saremmo tornati più a casa e non
avevamo nemmeno nessun rapporto con la Croce rossa.
● Come avvenne la liberazione dal campo di prigionia?
I russi aprirono le porte del campo di concentramento e ci
fecero accompagnare in un posto dove c'era una nave. Per prendere la nave
bisognava pagare e chi aveva i soldi (pochi rubli) gli ha messi anche per
gli altri.
Arrivammo poi al treno dove c'era un interprete russo che ci ha aiutato,
figlio di un italiano del nord, fuoriuscito dall'Italia per il fascismo.
Sino a Francoforte sul Loder dove ci hanno consegnato agli americani, che ci
hanno dato da bere e la cioccolata. Dopo pochi giorni siamo arrivati a
Verona dove siamo stati intervistati e dove ci hanno dato i soldi per
arrivare a Bologna per fare i 40 giorni di contumacia. Alcuni se li fecero
altri come me andarono direttamente verso casa.
A novembre del 1945 arrivai a Benevento. Il treno per Campobasso non c'era
perchè la linea era stata bombardata e quindi salii su un camion.
● Quale è stata la cosa che ti è mancata di più in quegli anni di
prigionia?
La famiglia e il cibo.
● Quale sentimento hai provato quando sei rientrato a Morcone?
Scesi in Piazza giù al Palazzo, alla fermata delle macchine, mi
videro vestito da russo e subito chiamarono mio fratello che era seduto in
piazza delle Palme, e assieme siamo saliti a casa.
Con me nel tragitto, Benevento - Morcone c'era Ciccio Maselli, anche lui
soldato che era stato in Russia, ma che riuscì a rientrare. Non volevo
chiedergli notizie sulla mia famiglia per paura che fossero brutte notizie,
ma lui mi diede comunque le informazioni.
● L'episodio più brutto della guerra a cui ti è capitato di assistere?
Quando ci hanno fatto prigionieri.
● C'è stato un momento dove hai creduto di non farcela?
Tante volte, in particolare in una marcia a piedi, l'ultimo
giorno del camminamento a pochi m dal villaggio, mi sentii male (unica
volta) e nessuno mi aiutò perchè tutti pensavano a se stessi, finchè un un
giovane di Biella mi prese sottobracco e mi salvò.
Durante la marcia eravamo accompagnati da ragazzini russi di 8-10 anni col
mitra parabello, che sparavano a chiunque si fermava o usciva dalla fila.
● Se dovessi dire, perchè sei riuscito a portare a casa la pelle?
Il Padre Eterno mi ha aiutato.
● Hai lasciato tanti amici lì, te ne ricordi alcuni?
Mi ricordo di uno di Vinchiaturo che morì sul Brennero mentre
eravamo diretti col treno a Verona. Eravamo ormai rientrati in Italia.
● Nel dopoguerra ti è capitato di rivedere alcuni tuoi commilitoni, quali
emozioni provavi nel ritrovarli dopo aver passato assieme quei mesi così difficili?
Eravamo una ventina, 17 del nord e 3 del sud. Ora sono rimasto
solo io. Ci siamo rivisti ai raduni militari verso Novara, belle emozioni.
● Sei più tornato in quei luoghi della Russia?
Tornai una volta perchè ero ospite da amici e per combinazione
ritrovai il lager 185 dove ero io. dovevo andare a visitarlo ma in quei
giorni morì mia madre e dovetti subito partire da Stalingrado. Il mio campo
era a 50 km da Moska, verso la Siberia.
realizzata da
Massimiliano Pisano
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1996 - Consegna della
Croce al Merito |
Il Sindaco
di Morcone Aurelio Bettini, alla presenza della cittadinanza e della
fanfara della Guardia di Finanza, consegna la croce al merito di
guerra. |
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2006 - una mostra nella cantina di
Mimì |
Nella parte
finale al
min 9 e 20 sec c'è
una breve intervista. |
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La Divisione
Sforzesca nella Campagna di Russia |
1942
26 maggio - in Novara, il Re Vittorio Emanuele III° fregia la
Bandiera del Reggimento con la seconda Medaglia d'Argento al V.M. per
l'indomita volontà e il tenace ardore tenuto sul fronte greco.
dal 26 al 30 giugno - parte per il fronte russo.
10 luglio - è già in linea e fra combattimenti e marce forzate,
raggiunge la linea del Don.
Partita fra i primi, la Divisione Sforzesca partecipò con il
C.S.I.R. (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) alle operazioni per la
conquista di Krasnij Lutsch.
13 agosto - dopo un percorso di oltre 300 km, si attesta sulla sua
riva destra.
16 agosto - i sovietici effettuano alcune azioni dimostrative.
20 agosto - inizia l'attacco delle forze russe, con tre divisioni,
investendo i settori delle nostre Divisioni Pasubio e Ravenna.
Alle 2.30 del mattino le forze nemiche attaccano sul fianco destro
il II°/54° che, dopo sei ore di lotta, è costretto a ripiegare, seguito
dagli altri battaglioni nel settore.
Nei giorni successivi la difesa si concentrerà sui capisaldi di
Jagodnij, meritando la Medaglia d'Argento al Valor Militare.
"In quattro giorni di durissimi combattimenti sul Don ed in condizioni
sfavorevoli di terreno per la vastità del settore assegnato, i Fanti del
53°, superbi per valore e tenacia, si opponevano, al limite di ogni umana
resistenza, al dilagare di un nemico molto superiore in numero ed in mezzi.
Successivamente costituitosi in caposaldo a Jagodnij, formavano saldissima
ed inviolata barriera, per altri dieci giorni ai numerosi e sempre più
potenti attacchi avversari, finche il nemico stroncato materialmente e
moralmente da tanto valore, non desisteva dalla lotta. Perpetuavano così le
gloriose tradizioni del passato e confermavano attraverso nuovi sacrifici di
sangue che la vita è ben poca cosa quando la si dona per la Patria e per la
maggiore gloria del Reggimento" (Riva destra del Don - Jagodnij - Fronte
russo, 17 - 31 agosto 1942).
12 ottobre - è sulle posizioni del fiume Tcir.
16 dicembre - la Divisione Sforzesca è schierata sul Don: il I°/53°
e il II°/53° in primo scaglione tra Merkulow e Kulikowka, il III°/53° in
riserva a Ossinowskij, il Comando a Bodianskij, con a supporto il I° e il II°
battaglione del 17° rgt. artiglieria.
Alla sinistra è schierata la Divisione Celere e alla destra i
romeni.
17 dicembre - la Celere viene attaccata da rilevanti forze nemiche e
viene costretta a ripiegare e lo schieramento romeno, che già aveva subito
notevoli attacchi sin dal mese di novembre, minaccia di crollare.
18 dicembre - in una situazione particolarmente delicata, con
ambedue i fianchi scoperti, un raggruppamento tattico agli ordini del Gen.
Vaccaro tenta un contrattacco sulla sinistra dello schieramento divisionale,
nel settore della Celere, in direzione di Tichowskij, ma dopo un iniziale
successo deve ripiegare.
Nel contempo, sulla destra i romeni, subendo un ulteriore urto,
cedono.
Si impone un arretramento a carattere generale, comandato dal XXIX
Corpo d'Armata.
All'ordine di abbandonare le posizioni, il reggimento deve occupare,
in successione, le linee Puglia (Merkulow - Werch Tschir) e Roma (Tschir -
Gratschew).
20 dicembre - la mattina abbandonano la linea dello Tschir, sulla
quale deve però ritornare a seguito di un contrordine, schierandosi tra
Werche-Tschirskij e Napoloff.
Nella notte tra il 20 e il 21 i russi, provenendo dal settore della
Celere, sono a Kamena e la mattina del 21 raggiungono Popowka, sede del
Comando divisionale.
21 dicembre - quando, nella tarda serata, il 53° riceve l'ordine di
ripiegamento il nemico è già saldamente alla sue spalle.
22 dicembre - nella notte, il Comando, assieme agli elementi
ricostituiti, dopo essersi sganciati dal nemico combattendo, si porta a
Kijewkoje.
La giornata viene impegnata nel riodinamento dei Reparti, che
risultano:
-
53° rgt. fanteria
(maggiore Solimene - il colonnello Contini raggiungerà la
divisione ad Annenski il giorno dopo);
-
54° rgt. fanteria
(colonnello Boeris, in assenza del colonnello Viale);
-
Rgt. di
formazione "Marzocchi" (colonnello Marzocchi, comandante del 79°
rgt. f. "Pasubio", con elementi sparsi di varie divisioni);
-
17° rgt.
artiglieria (colonnello Martini);
-
6° rgt.
bersaglieri(colonnello Carloni).
23 dicembre - alle 4
del mattino inizia il movimento verso la valle Nagolnaja. A
mezzogiorno, a Annenski il I°/53° del colonnello Contini si riunisce
alla Divisione, dopo essersi aperta la strada combattendo
valorosamente per due giorni.
Nella notte, fra Annenski e Nikolajewskij, vengono respinte piccole
pattuglie nemiche.
24 dicembre - giunge l'ordine di riprendere la marcia e di occupare,
di forza, Krassnojarowka per mantenere aperto il passaggio per la
valle Nagolnaja: il compito è affidato al 6° bersaglieri che, dopo
un breve combattimento, l'occupa verso le ore 20.
Durante la notte, con la temperatura abbassatasi a - 35 °C, la
Sforzesca comincia il trasferimento.
25 dicembre - alle 5 del mattino è a Krassnojarowka.
Nel tardo pomeriggio il Comando del XXIV C.A. viene attaccato da
forti nuclei corazzati nemici ed è costretto a ripiegare su
Krassnojarowka.
Il nemico sta accerchiando il centro abitato e viene dato ordine,
verso le 22, di riprendere il movimento verso sud, in direzione di
Nish Patmoss ma subito dopo (ore 24) essendo la via preclusa, viene
ordinato il movimento verso sud-est puntando su Nish Petrowskij in
valle Weresowaja.
26 dicembre - la marcia ha inizio alle ore 3 del mattino, con la
temperatura a - 38 °C.
A mezzogiorno, per un tragico errore - spiegabile per la presenza di
forti masse nemiche nei dintorni - due aerei tedeschi bombardano la
colonna, provocando gravi perdite.
Dopo un breve combattimento, viene occupato l'abitato di Nish
Petrowskij, dove si sosta (anche nella vicina Mariewka).
27 dicembre - ore 10 del mattino: giunge ordine di effettuare un
piccolo spostamento verso sud, che viene prontamente effettuato ma,
appena giunti (ore 22) giunge urgentissimo l'ordine di proseguire
per raggiungere Bolkoj-Pernowyi in valle Bistraja.
28 dicembre - ore 24: col termometro a - 35 °C si inizia il
movimento, sotto l'attacco sia dei partigiani sia delle truppe
regolari russe. Alle 5.30 del mattino la colonna giunge a 3 km da
Bolkoj: un aereo tedesco si abbassa sulla colonna e lancia un
messaggio scritto, avvertendo che a Bolkoj ci sono rilevanti forze
russe, suggerendo un itinerario verso Skassirskaja, dove si trovano
le forze tedesche.
Persino le guide locali non riescono a trovare la pista: si torna
indietro verso Schepilowskij da dove, secondo le affermazioni delle
guide, parte la pista per Skassirskaja.
L'abitato è occupato dai russi e carri nemici sono in movimento
nella zona: si cambia direzione col solo ausilio della bussola.
Costretti all'abbandono dei pezzi e di automezzi per assoluta
mancanza di carburante, la divisione riesce a stroncare due attacchi
di carri armati nemici col pronto intervento della poca artiglieria
rimasta.
Nella notte, sotto una sferzante bufera di neve, continuano la
marcia verso Skassirskaja, dove giungono alle 4 del mattino del
giorno dopo.
29 dicembre - durante la notte e al mattino le truppe si raccolgono
e si riordinano nelle seguenti località:
-
Comando
divisione: Mikajlowskij
-
53° rgt.
fanteria: Nadeshowska
-
54° rgt.
fanteria: Nadeshowska
-
17° rgt.
artiglieria: Mikajlowskij
-
6° rgt.
bersaglieri: Mikajlowskij
-
Truppe rumene:
Nadeshowska.
L'accerchiamento è
spezzato e a sera giunge l'ordine di spostarsi, il giorno dopo, a
Nowo Nikolajew.
30 dicembre - ore 7.15: inizia il movimento per raggiungere la nuova
zona fissata. Alle 8.30 un improvviso attacco di carri armati russi
si abbatte sulle truppe rumene a Nadeshowska, che si sbandano e si
riversano su Mikajlowskij.
Le truppe della Sforzesca, ancorate a Nadeshowska, fanno fronte al
nemico ricacciandolo e distruggendo tre carri armati.
Alle 10.30 le truppe della Sforzesca raggiungono Novo Nikolajew.
Alle 11 viene dato l'ordine di proseguire, ma solo dopo le 15, col
buio, per la zona di Gorodjanka - Djessa Uloff, dove giunge,
indisturbata, verso le 22.
31 dicembre - a Djessa Uloff, il comandante del XXIV C.A. porta una
lettera di compiacimento e di ringraziamento per tutto ciò che la
Divisione Sforzesca ha compiuto, portando in salvo, in 15 giorni di
combattimenti per rompere l'accerchiamento nemico, 4.000 uomini
(compresi 800 feriti e congelati), perte dei materiali e dei pezzi
d'artiglieria, trainati per lunghi tratti a braccia e circa 700
colpi, in un tragitto di circa 500 km con 22 combattimenti, 31 carri
armati nemici sicuramente distrutti e ingentissime perdite inflitte
al nemico.
Il valore dei Fanti del 53° balza evidente dalla motivazione della
Medaglia d'Oro al Valor Militare, concessa per la 2^ battaglia del
Don e per il successivo dramma della ritirata nella steppa russa:
"Nella grande battaglia invernale fra Don e Donez i Fanti del 53°
Reggimento già copertisi di gloria a Jagodnij, si schieravano, quale
estrema retroguardia del Corpo d'A., su una linea intermedia e
completamente scoperta sul fianco sinistro assolvendo mirabilmente e
con notevole contributo di sangue il grave e delicato compito loro
affidato. Sopravanzati alle ali da numerosi mezzi corazzati
avversari, rompevano di forza la cerchia nemica e dopo due giorni di
asprissima battaglia riuscivano a ricongiungersi con il resto della
Divisione. Successivamente, durante altri quindici giorni di
accaniti combattimenti nella steppa e in pieno inverno, si battevano
con indomita energia e superbo coraggio riuscendo a rompere
vittoriosamente un nuovo accerchiamento del nemico. Confermavano
così le gloriose tradizioni del passato e perpetuavano attraverso il
loro valore e il loro sacrificio le mirabili virtù guerriere della
Fanteria italiana" (Ob. Tschirsky - Popowka - Annenskij -
Krassnojarowka - Fronte russo, 18 - 31 dicembre 1942).
1943
20 aprile - la Bandiera rientra a Biella.
11 luglio - il Reggimento viene schierato a presidio del confine
orientale, sul Carso.
8 settembre - arretrato sino a Trieste, a seguito degli avvenimenti
dovuti all'armistizio, si sfalda, avendo perso il comandante,
catturato dai tedeschi.
Riunito all'ippodromo di Montebello, parte dei Fanti evade portando
con sé le armi e gli equipaggiamenti e parte viene deportata in
Germania. |
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