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Gianni Iannelli

Morcone (BN) 1921 - Varazze (SV) 28.11.1944


 

la sua storia

Gianni Iannellli, dopo l'8 settembre del 1943, aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e viene addestrato in Germania inquadrato successivamente nella Divisione San Marco.

Questa Divisione nata il primo dicembre del 1943, era composta da 16000 uomini e 600 ufficiali, tra  volontari di leva provenienti dall'Italia nel marzo-aprile 1944, e militari che erano stati rinchiusi nei lager dopo l'8 settembre.
 Il 18 luglio, Mussolini consegna ai Reggimenti la Bandiera da Combattimento, che porteranno in Italia, nei primi giorni dell'agosto del 1944.

Viene Dislocata quindi in Liguria e in Garfagnana, partecipando nella lotta contro i partigiani.

 
Da Tenente della Divisione San Marco, a Comandante Partigiano

Gianni dopo essere stato addestrato in Germania, viene trasferito con la propria Unità  nella provincia di Savona (zona  Varazze)  con il compito di stroncare la resistenza e proteggere le vie di comunicazione. Il giovane Ufficiale si fa subito portavoce di alcuni marò che hanno come lui avuto il pensiero di passare alle formazioni partigiane per combattere i nazifascisti. 
Dopo settimane di preparazione, e contatti coi partigiani, Gianni con un buon numero di marò, tutti equipaggiati e carichi di armi lasciano il proprio presidio per raggiungere le formazioni partigiane.
Nella VI° Brigata partigiana Nino Bixio venne quindi  costituito il quinto Distaccamento, composto principalmente dai marò e da qualche giovane  partigiano esperto dei luoghi.  Questo Distaccamento chiamato "Bocci" (nome di un caduto) venne affidato al Tenente Gianni Iannelli, da quel momento il partigiano "Nincek", che ne ebbe il comando da ottobre 1944 fino all'otto novembre 1944.

Dall'otto di novembre venne incaricato del comando del Distaccamento Sambolino, sostituendo Nello (Alfredo) (Bazzino Augusto, poi medaglia d'oro al valor militare alla memoria) fino al fatidico 28 novembre 1944, giorno della sua morte, avvenuta nella zona di Varazze.
Il Bocci distintosi in diverse azioni di rilievo, viene impegnato come tutti gli altri Reparti, nei grandi rastrellamenti di fine Novembre.

Nincek fu uno dei più attivi redattori di un giornale di brigata "Pioggia e Vento" di cui sono usciti soltanto pochi numeri.
Era molto quotato dal Comando Brigata. Si distinse in modo particolare in un attacco da lui guidato, in collaborazione del suo Ufficiale di Operazione Ruggero (già Sambuco)(Casti Mario),
nella notte fra il 2 e 3 novembre 1944, contro un reparto di S. Marco, in quel di Varazze, riuscendo a disarmare un'intera guarnigione, facendo una ventina di prigionieri, di cui un ufficiale, catturando due mortai da 81 con relativo munizionamento e quattro mitragliatrici Breda 30.

Il 16 di novembre 1944, la VI^ Brigata fu attaccata, costringendola al ripiegamento verso la zona di Osiglia. Il 28/29 dello stesso mese subì un ulteriore rastrellamento in forze, che provocò di fatto lo smembramento della Brigata.

 

la morte

Premesso che i particolari della sua cattura non furono mai noti con assoluta certezza, per la mancanza di qualsiasi testimonianza certa e diretta, si sanno solo alcune notizie.
Sulle alture tra Sanda e Piani d'Ivrea a Montenotte durante il rastrellamento del 16 novembre 1944,  probabilmente grazie ad una spia, al partigiano Nincek, venne teso un agguato.  Trasferito a Varazze, e incarcerato, fu condannato e fucilato il 28 dello stesso mese.
Dopo la morte di Nincek il Comando del Distaccamento Sambolino venne affidato a Ruggero, anche lui deceduto poi il 15 dicembre 1944 ad Osiglia.
In suo onore Morcone (BN), gli ha intitolato l'area della villa Comunale dove è ubicato il monumento ai caduti di tutte le guerre.

 
La testimonianza dell' Avv. Antonio Rubbo, di Pontelandolfo (BN)

"Arrestò l'avanzata tedesca poi non ne seppi più nulla"
Anch'io fui prigioniero in Germania, dopo l'armistizio. Come tanti, pur di rientrare in Italia, aderii alla RSI. Poichè ero di famiglia antifascista, disertai da solo non appena giunto in Italia, dopo aver invano tentato di convincere un mio compaesano, di cui peraltro non si è saputo più nulla. Approfittando di un bombardamento alleato, fuggii sulle montagne e faticai non poco a convincere il gruppetto di partigiani che non ero una spia e che anzi intendevo unirmi a loro. Appartenni alla Brigata garibaldina Bevilacqua, distaccamento Giacosa.
Conobbi Gianni quando, con il mio gruppo, andammo a prendere possesso della postazione presidiata da un plotone, che aveva fatto sapere di voler passare ai partigiani. Era sicuramente d'estate, ma non ricordo con esattezza la data. Durante il viaggio di ritorno verso le montagne fummo attaccati dai tedeschi. Gianni, che mi aveva detto di essere di Morcone, immediatamente prese, con la pistola, a sparare contro i tedeschi. Riuscimmo a fuggire grazie ad un soldato del plotone di Gianni che sparò colpi di mortaio contro i tedeschi arrestandone l'avanzata.
Ci disperdemmo, e io riuscii poi a ricongiungermi con i partigiani. Non ne ho più saputo nulla. Me lo ricordo di esile statura e di grande inteliggenza.

 
La testimonianza dll' Arch.Goffredo Conte, cugino di Gianni

"Fu sparato alle spalle da un sergente maggiore del frusinate all'uscita di Varazze"
Dopo l'8 settembre fui una prima volta internato a San Felice sul Panaro (MO) dove caricavano le munizioni per la battaglia di Cassino.
A capodanno del 44 fuggii con un compagno e mi rifugiai a Schio, da dove, ripreso dai tedeschi fui deportato in Germania via Austria nel lager di fenwoehr.
Li rincontrai Gianni, per il tramite di un sergente che reclutava volontari per la RSI: mi raccontò, dopo l'8, 9, di essersi rifugiato in un castello presso Lubiano; era fidanzato con una giovane jugoslava, di nome Sonia, la cui famiglia appunto era proprietaria del castello, del quale mi parlò assai frequentemente durante la prigionia. Gianni Tenente dell'esercito italiano, curava l'addestramento dei volontari per la RSI, e volle che io, grazie alle mio doti in disegno, frequentassi anche la scuola tattica. Mi sembrò che Gianni aderisse alla RSI con entusiasmo.
Mi diceva comunque sempre che l'importante era rientrare in Italia, dove saremmo stati più liberi di fare le nostre scelte.
Quindi probabilmente considerava anche l'eventualità della diserzione. Probabilmente, il VI Reggimento, cui apparteneva Gianni, rientrò in Italia prima del mio V Reggimento, che rientrò alla fine del settembre 44. Quando rientrai a Savona, in realtà venivamo dalla Germania, non si sapeva cosa volessero quelli che ci sparavano addosso.
Non sapevamo che sulle montagne intorno a noi stessero i partigiani. Io accompagnavo ogni sera, oltre i posti di blocco, una ragazza il cui fratello, come seppi successivamente, era un Comandante partigiano (Cimatti), forse perciò non ho mai subito agguati.
Sulle montagne al confine stazionavano i badogliani. Si trattava della IV armata, in Francia prima dell'armistizio, che non aveva accettato di consegnarsi ai tedeschi.

 
Testimonianza del partigiano savonese G. Sangalli
a 64 anni dal fatto

G. Sangalli
"Diego"
classe 1927
2^ Brigata Mario Sambolino
Distaccamento Antonini

già

6^ Brigata Nino Bixio
Distaccamento Sambolino


Un documento originale dell'epoca, a mie mani, riporta la notizia dell'arrivo alla VI Brigata "Nino Bixio" di IANNELLI e dei suoi:

" Periodo dal 15/9 all'8/10/44
...............
L'azione maggiore è stata l'incorporazione nelle file partigiane di 32 S. Marco con l'ufficiale comandante, che volontariamente ed entusiasticamene sono entrati a far parte delle Formazioni Garibaldine"
..............
Quell'ufficiale era NINCEK.

Dallo stesso documento la sua prima azione partigiana, a cui seguirono poi tante altre:

" In data 8/10/44 garibaldini della Nino Bixio hanno occupato Bragno, invaso lo stabilimento Cokitalia (grande stabilimento di produzione di esplosivi) (1) apersero i rubinetti di tutti i serbatoi facendo uscire completamente il contenuto di benzina destinata ai tedeschi. (2)

Tanto per la precisione:
(1) - non produceva benzina ma benzolo ottenuto dalla distillazione del carbon fossile

(2) - non benzina ma benzolo. In quella occasione non ci rendemmo conto del grave rischio
che corremmo. Sarebbe bastata una scintilla per far esplodere le tonnellate di
carburante che stava affluendo nel fiume Bormida.

In quell'azione il Distaccamento di NINCEK partecipò in perfetta tenuta militare S. Marco.

Sempre a proposito di NINCEK ecco cosa scriveva in una relazione informativa del 17 ottobre 1944, Antonio, il Comandante della VI Brigata:

" Il distaccamento Bocci, di provenienza S. Marco, dà l'impressione di marciare rapido e volitivo verso un perfetto inquadramento partigiano Garibaldino."
 


Sono certo di avere almeno una copia, l'ho avuta in mano che non è molto, del giornaletto ciclostilato PIOGGIA e VENTO alla cui redazione partecipava Nincek.

Dalle mie note rilevo inoltre che ANTONIO RUBBO, classe 1923, proveniente da Benevento, era giunto al distaccamento GIACOSA il 20 agosto 1944, quindi uno dei primissimi ad abbandonare la S.Marco al rientro in Italia. Il suo nome di battaglia era "RANA"

Ho la sensazione, però che il suo reparto non fosse di stanza in Riviera come quello di Nincek, ma nell'entroterra, forse Millesimo e Cengio o zone limitrofe. Ripeto è una mia vaga impressione, capirai, pensa a quanti anni sono trascorsi

L'azione di cui parla è però quella compiuta non in estate ma fra il 2 e il 3 novembre 1944. Da quello scontro Nincek rientro sano e salvo. Venne catturato poi durante il grande rastrellamento del 16 dello stesso mese. I particolari della cattura per noi non furono mai noti con assoluta certezza, mancando qualsiasi testimonianza certa e diretta.

 
Notizie da un libro... successione delle Brigate Garibaldine

Ultima a sorgere nella famiglia delle Brigate garibaldine fu la Seconda Brigata "Sambolino", nata nella zona di Montenotte il 14 febbraio 1945, due settimane dopo la creazione della Divisione.
Bisogna ricordare che la zona di Montenotte era stata abbandonata dalla Sesta Brigata, a seguito del rastrellamento del 16 novembre 1944, che portò alla distruzione del materiale da campo di tre distaccamenti, allo sbandamento di una cinquantina di volontari e alla dolorosa perdita del partigiano Drin (Pietro Casarino) e del Comandante Nincek (Gianni Jannelli).