● Quando ha avuto la chiamata alle armi e quando è partito per
l'Egitto?
il 16 novembre 1941 andai a Santa Maria Capuovetere nel
10° Reggimento Genio - 4° Compagnia Marconisti.
Partii per l'Africa Settentrionale il 16 agosto del 1942.
● Come sono stati i primi giorni?
I primi giorni ci trovavamo impacciati perchè avevamo le scarpe con le
cutelle. Però diciamo che ce la passammo abbastanza bene.
● Come eravate equipaggiati?
Abbastanza bene con divise caki di tela perchè faceva molto caldo, casco
coloniale e giubba sahariana.
Avevo solo il fucile perchè non ero nelle truppe di combattimento ma nella
stazione radio 3 assieme altri 2 soldati.
Il 20 agosto dopo che sono arrivato in Egitto, ci dettero delle cartucce e
raggiunsi il 25° Battaglione ad El Alamein, zona di opposizione. C'era
pericolo perchè arrivavano le granate a tutta spianata.
● Come era combattere nel deserto... aspetti negativi (clima,
dissenteria)?
Il pericolo era di notte e di giorno per l'artiglieria e gli apparecchi di
ricognizione.
● Se dovesse descrivere il luogo dove combatteva?
Ad El Alamein all'inizio il Colonnello ci mise, di fronte al nemico in
una montagnola dove le bombe cadevano sopra. Poi ci spostammo dietro la
montagnola un pò più coperti e le bombe cadevano o avanti e dietro la nostra
postazione. C'erano trincee fatte e buchi delle bombe utilizzati come
riparo.
In prima linea nei capisaldi c'erano i campi minati e i reticolati. Quando
ci si spostava c'erano quelli che dicevano dove camminare.
● Si sentiva la carenza dei rifornimenti?
Arrivavamo quasi sempre , una sola volta non arrivarono perchè c'era
stato un bombardamento, ma dopo qualche giorno arrivarono. Mai senza
mangiare.
● Aveva qualche incarico particolare?
Ero nella stazione radio con un napoletano, Franco Dagostino del 22 e
D'Affitto Roberto.
● La sera del 23 ottobre del 1942 cosa è successo?
Una tempesta di fuoco, perchè quando aprirono il fuoco era una
illuminazione completa. Durante la ritirata al Ciglione di Soulum, così come
lo chiamavamo noi, arrivò un apparecchio e illumino tutto, fortunatamente
non ci colpì.
Dalla sera alla mattina una tempesta di fuoco, macchine che bruciavano e
soldati che gridavano. Per la paura dato che c'erano tutte le Divisione, mi
si affiancò Franco Dagostino e gli dissi " Franco, se dovemmo morì, dovemmo
morì tutti e due assieme, e in che modo mi disse, e ci abbracciammo".
Cadevano bombe da tutte le parti volavano schegge e sabbia dappertutto.
Un altro pericolo durante la ritirata fu a Lagorit, posizionammo la stazione
radio 350, una antenna altissima con dei cavi di rame atterra che si sentiva
anche in Italia. Appena ci allontanammo sganciarono una bomba che colpì in
pieno la stazione radio e morirono anche un paio di soldati.
● Come vi fecero prigioniero?
Durante la resa generale, passarono le camionette inglesi e ci fecero segno
di scendere in direzione di una pianura. Ci indicarono presso il punto di
alloggio, delle baracche assieme sotto a 100 prigionieri.
Il primo mese stemmo con gli inglesi e americani e mangiavamo soltanto.
C'erano tanto di quelle scatolette.
● Come è stata la prigionia?
Dopo 30 giorni arrivò un maresciallo francese con 10 soldati marocchini e
chiese 20 prigionieri, in mezzo a quei 20 c'ero anche io, e andai ad
Algeria. Alla prima uscita ci portarono in una cava, a fare i blocchi di
pietra.
Dopo la cava di pietra andai a finire in un bosco a tagliare la legna, si
spezzava e si caricava nei camion. Li ci portavano ogni 15 20 giorni come
biglietto di punizione.
Dopo andai in un vigneto a zappare per circa una quindicina di giorni.
Rientrato nel campo dopo 7 8 giorni un altra persona ci chiamò e ci portò in
un bosco che bruciava. Ci dovemmo fermare perchè era troppo caldo. Ci
mettemmo d'accordo in 5 e 6 per ribellarci e non lavorare più li. Ero
rimasto solo io quando arrivò una camionetta e mi caricò per un sentiero e
andai a finire in un campo di disciplina a Carnotte, vicino Algeri, dove
c'erano tanti fascisti. Ci facevano lavorare e al centro del campo c'era una
baracca di lamiera dove ci misero dentro per tutto il giorno. Ci facevano
uscire solo una volta al giorno.
Una volta non volevo entrare nella baracca, rimasi davanti all'entrata, e
quando vidi un ombra dietro di me, mi buttai in avanti per terra. Cercarono
di darmi una baionettata.
C'erano due arabi che ci facevano portare dei blocchi di pietra sulle spalle
lungo una discesa, e a qualcuno per la fatica cadeva nei piedi.
● Ricorda un episodio tragico dove lha vista protagonista e ha
rischiato la vita?
Parecchie volte, ricordo che all' aereoporto di Bogarì, siamo stati
fortunati perchè stavamo arrivando con gli apparecchi quando appena arrivati
aprirono il portellone ci spinserò giù e saltammo per non essere colpiti.
2 - 3 volte veramente ho rischiato la vita.
● I tedeschi sono stati dei bravi alleati?
Eravamo vicini schierati assieme nelle pattuglie, ma erano differenti da
noi perchè tenevano un brutto vizio, volevano stare sempre avanti a noi ma
appena sentivano sparare si mettevano subito dietro.
● Quando e come è finita la prigionia?
Sono rimpatriato il 26 agosto del 1946, e ci venne a prendere
l'incrociatore Garibaldi. Arrivato all'areoporto di Algeri, scoprì le bocche
da fuoco e alzarono alta una bandiera italiana. Mentre si saliva per la
gioia si fece il saluto. Tutti i civili li giunti, abituati a vederci senza
mezzi, rimasero a bocca aperta a vedere il nostro incrociatore.
Arrivati a Napoli ci spostarono a Fuorigrotta dove ci tenerono per 20
giorni.
● C'è qualche oggetto che si è portato dall'Africa?
Appena tornai le cose che avevo le buttai via tutte. Unica cosa fu un
cappotto grigioverde da artigliere che ci diedero durante il rimpatrio che
mi tenni per del tempo a casa.
● Ripensa mai a quei mesi passati nel deserto?
E' si, ogni anno dico di voler tornare ad El Alamein ma ogni volta
rimando.
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